Libri strani e dove trovarli #2. Di bestiari

Io di formazione sono medievista, sono una di quelle persone che quando sente la frase “Non siamo mica nel Medioevo!” impazzisce come i cani coi rumori acuti.

Il che vuol dire che amo tutto ciò che riguarda quell’epoca, mi commuove la Maestà di Simone Martini, mi spinge a ridere fino alle lacrime qualche ottava dell’Ariosto o del Pulci. Ma non fermiamoci alle arti: il Medioevo è bello soprattutto per quelle che oggi potremmo chiamare “stranezze”, o per alcune fisse, come la ricerca spasmodica di modelli di conoscenza che potessero spiegare ogni cosa.

Tutto ha un perché nel Medioevo, e tutto ha un suo significato altro, spesso allegorico. Che in un poema a un certo punto venga descritto un palazzo con le porte d’oro o di rame cambia tutto il senso di ciò che l’autore ci vuole dire, figuriamoci poi se ci sono degli intarsi a forma di vite o con foglie di alloro, se nel cortile riposano dei capretti o beccano dei colombi.

Bestiari, lapidari, erbari…

In questi anni fioriscono dei generi letterari che mirano a descrivere proprietà e caratteristiche di una serie di cose: i lapidari per le pietre, gli erbari per piante ed erbe, i bestiari per gli animali. Sono trattati di natura didattico-enciclopedica, che trovano radici già nelle civiltà antiche.

Sono in particolare i bestiari medievali ad avere affascinato i secoli successivi, soprattutto per la presenza nelle pagine di questi manoscritti di bestie fantastiche, date come reali. Se ne descrivono le caratteristiche, le abitudini, vizi e virtù che inevitabilmente le portano a essere simbolo universale di qualcosa. Ricordate le tre fiere di Dante? La “lonza” per alcuni sarebbe la nostra lince, ma per alcuni un animale inventato, ma certamente allegoria della lussuria. E così l’unicorno non può che essere simbolo di purezza, la sirena della tentazione. Poco importa se non esistono.

(E un giorno vi faccio pure un post su quanto Harry Potter sia stato influenzato dai bestiari (ma anche dagli erbari, dai lapidari) medievali. D’altronde, la Rowling all’università ha studiato letteratura francese e filologia romanza).

Fantasie moderne: quando il bestiario si fa libro

A dicembre, grazie ai regali natalizi, ho arricchito la mia collezione di libri non canonici con due bestiari moderni. Il primo è un librone molto colorato e pensato per un pubblico di bambini (di cui faccio parte): ho visto un padre trascinare via una bambina che non riusciva a staccarsi da quella pagine, provando le varie combinazioni.

Copertina di Miti Mix, libro edito da Donzelli

Miti mix. Mille mostri da inventare è edito da Donzelli. Rilegatura a spirale, 64 pagine coloratissime. Combinazioni possibili: più di 1000. Costa 20 euro.

Interno del libro Miti Mix, con esempi di combinazioni di mostri vari

Il secondo libro di cui vi parlo è il Bestiario universale del professor Revillod. Mirabolante almanacco della fauna mondiale. Le illustrazioni sono molto belle. Poche pagine ma molte più combinazioni perché questa volta la pagina è divisa in tre.

Copertina di

Edito da Logos, questo libretto è più piccolo di un tascabile, rilegatura a spirale. 40 pagine monocromatiche, per un totale di più di 4000 mila combinazioni. Regalo perfetto per chi è matto come un cavallo, gente come me.

Interni del Bestiario universale del professor Revillod, con esempi di mostri creati con la combinazione di vari animali

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4 Comments

  1. I bestiari medievali sono magnifici, io ho qualcosa di Fortunio Liceti e di Aldrovandi, che sono però un po’ successivi anche se molte cose sono basate sui bestiari precedenti, e avevo fatto uno studio sui mostri e anch sull’unicorno, per ricollegarmi anche all’altro articolo sul cornetto-fallico portafortuna. I viaggiatori che si spingevano nelle Indie riferivano del rinoceronte, animale sconosciutissimo descritto come un’enorme bestia delle dimensioni di un cavallo dotato di corno. E i disegnatori presero alla lettera quelle descrizioni disegnando appunto l’unicorno, e infatti le leggende sui poteri terapeutici/sessuali che circolano sul rinoceronte sono maledettamente simili a quelle che circolavano sull’unicorno, tra l’altro impregnato del mito della vergine. Nel ‘500 si vendevano persino corni a caro prezzo spacciati per quelli dell’unicorno, anche se erano bufale e in realtà erano il dente del narvalo.
    Sempre affascinanti i tuoi articoli.

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