Solo una persona può buttarmi giù

Volto l’angolo, cambio stanza, chiudo la porta e vi sento. Sento i sussurri preoccupati, ma mica tanto, di chi non capisce cosa diavolo sto facendo.

Siete amici, siete parenti, siete ex compagni di scuola che non fanno altro che chiedersi: perché D. non ce la sta facendo nella vita? Lei che a scuola spaccava di brutto, lei che collezionava ottimi voti senza studiare nemmeno troppo.

E sorrido, perché non vi accorgete che ce la sto facendo nella vita, ma piano. Semplicemente, abbiamo obiettivi diversi, li abbiamo sempre avuti. E a obiettivi diversi corrispondono tempistiche e risorse diverse. Voi volevate ciò che state ottenendo: uno stipendio, un matrimonio, dei figli, una casa.

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Io non voglio (quasi) niente di tutto questo. Io voglio:

  • un lavoro che amo;
  • un tetto sopra la testa, un appartamentino minuscolo in città (lontano, lontano da qui, e da questa mentalità provinciale);
  • qualcuno che amo nel letto. Ogni notte, ma non per forza, anzi;
  • una vita culturale. In pratica, avere due soldi in tasca oltre le bollette e l’affitto e il sostentamento per permettermi una cena fuori al mese, qualche cinema nel giorno dello sconto, un vestito nuovo ogni tanto, dei libri usati con cui tenere su il letto. Mostre, fiere, qualche concerto, qualche viaggio, libri l’ho già detto?;
  • un cane (…due cani! Okay, un cane basta);
  • realizzare Il sogno che ho da quando ho dieci anni.

Per queste cose, vi dico, sono necessari passi diversi dai vostri. Io non voglio l’indeterminato, un master per cui dovrei chiedere un mutuo, io non voglio passare ogni dannato sabato sera della vita nello stesso bar.

Non sono migliore di voi, non sono peggiore, ma soprattutto non sono una fallita. Ho solo orizzonti diversi in mente, per me. E qualora non dovessi vederli mai, allora sarò io a buttarmi giù.

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