Visto che mi piacciono le note stridenti, far accapponare la pelle, la pietra dello scandalo, pensavo che dopo un post su un funerale ce ne stesse proprio bene uno sul sesso.
Perché vedete, il sesso è vita.
Il sesso che ci facciamo è qualcosa che fa male, è qualcosa che fa bene. La mano tesa a curarmi questa notte è la stessa pronta a uccidermi tutte le notti che seguiranno, vuote di te.
Il sesso che ci facciamo sono le tue parole improvvise e piene di desiderio, sono i miei silenzi inginocchiata tra le tue gambe. Io sono la tua dea, io sono peggio di tutte le tue schiave. Dammi da bere di te, neanche potessi scioglierti nella mia bocca e restare. Il nostro è un effimero tentativo di possederci, di fermare il moto perpetuo che ci tiene lontani, di cancellare la paura.
Il sesso che ci facciamo mi guarisce l’anima, umiliandomi il corpo. Il mio corpo si piega inerme sotto i tuoi colpi, si arrende alla corsa, si lascia legare e plasmare in forme mai viste. Ti sento nello stomaco mentre, lo sguardo fisso negli occhi, mi dici: mia.
(E allora, fanculo secoli di femminismo, tutte quelle cose che dico sulla mia libertà individuale, nobody’s wife de che).
Ti dico: tua. Ma lo faccio urlando, sono solo un animale che tu stai scuoiando vivo, sono il dolore primigenio del mondo, sono il saluto del neonato all’universo.
Il sesso che ci facciamo è una condanna. Una vera bruttura da parte di chi ci ha fatti incontrare, per poi non riuscirci a lasciare più. E così, persino dall’altra parte del mondo, chiudiamo gli occhi e godiamo dell’altro, con la cattiveria nel cuore di voler allontanare dal nostro letto al più presto chi ha osato entrarci senza essere te, senza essere me. (Mio, ti dico, tuo, rispondi.)
Il sesso che ci facciamo è un coltello che unisce. Mi abbracci e non capisci perché io soffra tanto, quando mi dici che non c’è nulla di sbagliato, in me.
Il sesso che tu mi fai è il marchio di chi mi ha fatto male con una parola, con una violenza, con un abbraccio o un bacio negato. Le tue mani riempiono i singhiozzi, le tue spalle inondate dai miei occhi, il pavimento freddo contro la schiena.
E piango, amore mio, perché tua non sono, piango, perché non appartengo a nessuno. And every demon wants his pound of flesh.
(Consigli per gli ascolti: Florence + The Machine – Shake it out)
E’ il più sensato che abbia mai letto. Giuro
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Grazie!
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Un lamento che in un tempo non lontano sarebbe stato anche il mio. Poi è iniziata a sorgermi spontanea una domanda: perché questo bisogno di appartenere a qualcuno? Altri che me, voglio dire.
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È bello essere di qualcun altro, o almeno i sentirsi fusi con un’altra persona, anima e corpo…
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Non banale, brava!
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Il sesso e’ bello perche’ ci si sporca tanto. E poi permetti all’anima di staccarsi dal cervello. L’orgasmo e’ un pensiero impuro che prende forma liquida. E’ una vera liberazione carnale, come dici tu.
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Perché in fondo davvero non siamo di nessuno, condividiamo i sentieri della nostra esistenza e solo in alcuni momenti riusciamo ad abbracciarci veramente. Un contributo straordinario. Grazie.
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Ho pianto, fai un po’ te.
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